Isola di plastica: super disastro ecologico

LE ISOLE CHE TUTTI ABBIAMO CREATO, MA CHE NESSUNO VORREBBE POSSEDERE!!!

Una mappa delle correnti oceaniche

Il Pacific Trash Vortex, noto anche come grande chiazza di immondizia del Pacifico[1] (Great Pacific Garbage Patch) o semplicemente isola di plastica, è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante (composto soprattutto da plastica) situato nell'Oceano Pacifico, approssimativamente fra il 135º e il 155º meridiano Ovest e fra il 35º e il 42º parallelo Nord.

La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km² (cioè da un'area più grande della Penisola iberica a un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti), ovvero tra lo 0,41% e il 5,6% dell'Oceano Pacifico[nota 2]. Nonostante le valutazioni ottenute indipendentemente dall'Algalita Marine Research Foundation e dalla Marina degli Stati Uniti stimino l'ammontare complessivo della sola plastica dell'area in un totale di 3 milioni di tonnellate, nell'area potrebbero essere contenuti fino a 100 milioni di tonnellate di detriti.

L'accumulo si è formato a partire dagli anni 80, a causa dell'incessante inquinamento da parte dell'uomo e dall'azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico (North Pacific Subtropical Gyre), dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, il centro di tale vortice è una regione relativamente stazionaria dell'Oceano Pacifico (ci si riferisce spesso a quest'area come la latitudine dei cavalli), che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro, formando un'enorme "nube" di spazzatura presente nei primi strati della superficie oceanica. Questo accumulo viene informalmente chiamato con diversi nomi, tra cui Isola orientale di Immondizia o Vortice di Pattume del Pacifico.

Una chiazza di detriti galleggianti simile, con densità comparabili, è presente anche nell'Oceano Atlantico (è chiamata "North Atlantic garbage patch").[17][18] Molti animali come tartarughe e uccelli muoiono a causa dell'inquinamento da plastica, soprattutto a causa della sua ingestione che può provocare occlusioni o perforamento dell'apparato digestivo.

Ecologia dell'isola di plastica

Allarme plastica!!!

Mentre i rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, in questa zona oceanica si sta accumulando un enorme quantità di materiali non biodegradabili come plastica e rottami marini. Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, ovvero si disintegra in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono; nondimeno, questi ultimi restano plastica e la loro biodegradazione resta comunque molto difficile. La fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da PCB.

Il galleggiamento delle particelle plastiche, che hanno un comportamento idrostatico simile a quello del plancton, ne induce l'ingestione da parte degli animali planctofagi, e ciò causa l'introduzione di plastica nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina prelevati nel 2001, il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell'area, era superiore a sei parti di plastica per ogni parte di zooplancton.

L'isola costituisce un nuovo ecosistema dove la plastica è colonizzata da circa mille tipi diversi di organismi eterotrofi, autotrofi, predatori e simbionti, tra cui diatomee e batteri, alcuni dei quali apparentemente in grado di degradare la materia plastica e gli idrocarburi. In esso si trovano anche agenti potenzialmente patogeni, come batteri del genere vibrio. La plastica, a causa della sua superficie idrofobica, presenta una maggior resistenza alla degradazione e si presta a essere ricoperta da strati di colonie microbiche.

Origine della plastica

Le cadute dei container

Occasionalmente, improvvise tempeste provocano la caduta di interi container trasportati da navi cargo, il cui contenuto va non solo ad alimentare il North Pacific Gyre, ma anche ad arenarsi su spiagge poste ai confini del PTV. La più famosa perdita di carico è avvenuta nel 1990, quando dalla nave Hansa Carrier sono caduti in mare ben 80.000 articoli, tra stivali e scarpe da ginnastica della Nike che, nei tre anni successivi, si sono arenati nelle spiagge degli stati della British Columbia, Washington, Oregon e Hawaii. Questo non è stato l'unico caso, nel 1992 sono caduti in mare decine di migliaia di giocattoli da vasca da bagno, mentre nel 1994 è stata la volta di attrezzature per hockey su ghiaccio. Questi eventi notevoli sono molto utili per determinare, da parte delle diverse istituzioni interessate, i flussi delle correnti oceaniche su scala globale.

Effetto del maremoto giapponese del 2011

Il maremoto che ha colpito la costa orientale giapponese l'11 marzo 2011 ha provocato un enorme afflusso di detriti nell'oceano; questi galleggiando, spinti dalle correnti, si sono distribuiti nell'oceano Pacifico, raggiungendo anche la costa americana. Uno studio condotto nel luglio 2012 ha rivelato che parte dei detriti galleggianti si sono accumulati nel Pacific Trash Vortex accrescendolo fino ad una larghezza di 2000 miglia; di questi solo il 2% non è costituito da plastica.

Oltre al Pacific Trash Vortex...altre informazioni sulle isole di plastica!

Osserva questi video! Resterai stupito nell'apprendere le dimensioni delle isole di plastica!!!

Allarme plastica! Isole di plastica! Ma cosa sono?!

Si chiamano isole di plastica e sono grandi agglomerati di oggetti monouso, bottiglie, buste, ciabatte e molto altro ancora di questo materiale. Le garbage patch, immensi ammassi di rifiuti, stanno pian piano colonizzando i mari, portando non pochi problemi all'ecosistema. Le correnti marine spingono infatti i rifiuti sversati nelle acque ad agglomerarsi nello stesso punto, formando delle vere e proprie isole.
Il più famoso ammasso galleggiante di rifiuti è senza dubbio il Great Pacific Garbage Patch, conosciuto anche come Pacific Trash Vortex, l'agglomerato di rifiuti più grande del mondo che si sposta nell'Oceano in base alle correnti marine.

Non tutti sanno però che questo non è il solo ammasso di spazzatura galleggiante del nostro pianeta, dal momento che esisto molte di queste «isole» e che una di queste è anche presente nel nostro bel Mar Tirreno. Di fronte alle coste dell'Isola d'Elba si è infatti creata una striscia di plastica e altri materiali di scarto che si estende per km.
Vediamo insieme quali sono le più grandi isole di plastica nel mondo e in quali zone si trovano questi ammassi di rifiuti.

La plastica è sempre più al centro dell'interesse nazionale e internazionale, i suoi lunghissimi tempi di degradazione la portano infatti ad essere un prodotto altamente inquinante. Per questo a partire dal 2021 in Ue saranno messi al bando i prodotti monouso, anche se si dovrà correre ai ripari al più presto, riuscendo a ripulire i mari del pianeta.

Attualmente esistono infatti ben 6 isole al mondo che sono composte interamente di plastica, metalli leggeri e residui di altri materiali. Senza dubbio come abbiamo detto la più grande e conosciuta è la Great Pacific Garbage Patch, mostrata in tanti video. L'agglomerato di rifiuti si pensa che abbia un'estensione di 70.000 km² (una grandezza molto simile a quella dell'intera penisola iberica) per un totale di 3 milioni di tonnellate di rifiuti.

Pacifico: l'isola di plastica è 16 volte più grande

L'area individuata nelle acque tra Hawaii e California è molto più grande di quanto si pensava: almeno tre volte la Francia. Dall'Ocean Cleanup Foundation in Olanda la stima dell'isola di plastica aggiornata grazie alle osservazioni aeree e navali, pubblicata su Scientific Reports. Negli anni 70 conteneva 0,4 kg per km quadro, oggi è arrivata a 1,23. Di tutti i rifiuti di questa zona dell'oceano, il 99% sono plastica, quasi la metà sono reti da pesca. Tre quarti hanno diametro superiore a 5 cm.

Isole di Plastica: dimensioni sconcertanti

Ogni anno, ben 8 milioni di tonnellate di rifiuti invadono le acque dei mari di tutto il mondo. Con la forza delle correnti, si creano poi delle concentrazioni di spazzatura in zone specifiche: le cosiddette isole di plastica". Non si tratta di nuove terre emerse, o di superfici calpestabili, ma di vere e proprie "zuppe" di rifiuti e detriti che si accumulano e rimangono intrappolati in vortici acquatici, anche per diversi anni.

Queste isole sono formate da rifiuti di varie grandezze, ma soprattutto da miliardi di frammenti microscopici di plastica, che si disperdono ovunque: dalla superficie sino al fondo del mare. Questi frammenti piccolissimi e leggerissimi vanno così a mescolarsi e confondersi con il plancton: le particelle elementari da cui si rigenera la vita negli oceani; la base, quindi, di tutta la catena alimentare. Non solo: ogni anno diverse migliaia di animali marini (mammiferi, uccelli e tartarughe), vengono uccisi da oggetti di plastica di cui si nutrono per sbaglio o in cui rimangono intrappolati.

📚Non dimenticare che...📚I rifiuti non si limitano alla superficie, ma si estendono in profondità, fino al fondo del mare, dove il loro deterioramento è ancora più difficile!
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